Vulvodinia, Neuropatia del Pudendo e Fibriomialgia: La Regione Lazio Approva la Mozione “Riconosciuta Come Malattia Cronica e Invalidante”

Vulvodinia Neuropatia del Pudendo e Fibriomialgia

Vulvodinia, Neuropatia del Pudendo e Fibriomialgia: La Regione Lazio Approva la Mozione “Riconosciuta Come Malattia Cronica e Invalidante”

La Regione Lazio ha approvato ha approvato all’unanimità una mozione per far riconoscere vulvodinia, neuropatia del pudendo e fibriomialgia come malattie croniche e invalidanti. “Perché oggi sono considerate patologie invisibili”

Marta Bonafoni (lista civica Zingaretti) spiega come la mozione passata il 10 febbraio sia volta a garantire assistenza adeguata e inserire nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) chi è affetto da queste patologie

Ribadisce inoltre la Consigliera Bonafoi:

“abbiamo anche chiesto di sgravare chi ne soffre delle spese sanitarie, spesso insostenibili, di avviare un percorso di crescita delle competenze del personale sanitario per garantire un’assistenza adeguata, di individuare presidi sanitari pubblici di diagnosi e cura e di promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema, per diffondere, a partire dalle scuole, la conoscenza dei sintomi e spingere le giovani donne a chiedere aiuto”.

Questo è un traguardo importante anche considerando quanto fosse stata richiesta attenzione sul tema sopratutto nel mese di Novembre quando si era tenuto, a Roma, il convegno “la Vulvodinia e la Neuropatia del Pudendo” all’interno del quale erano intervenuti urologi, ginecologi, esperti della patologi e psicoterapeuti.

Era emerso, dal convegno, quanto fosse importante e necessario un approccio multidisciplinare nei confronti di questa malattia di cui soffre tra il 14 ed il 15% della popolazione e che troppo spesso veniva bollato come un disturbo psicosomatico quando invece è una vera e propria patologia che, nelle sue forme più acute, diventa invalidante.

Federica Zanardo Psicologa e Pscicoterapeuta intervenuta nel convegno si era soffermata proprio su questo aspetto dicendo che: “Le donne e gli uomini che arrivano ad un consulto psicologico si dividono in due categorie 
1 arrivano da me con una diagnosi corretta e hanno bisogno di essere accompagnati nel percorso di convivenza e cura con la malattia
2 La loro malattia viene liquidata come un disturbo psicosomatico.

Perchè la Vulvodina viene “bollata” come un disturbo psicosomatico?

Questo è il caso più difficile per noi psicoterapeuti, perchè dobbiamo rinviare il paziente da un medico competente che possa dire loro che non si tratta di una malattia che c’è solo nella loro testa  e prima di una corretta diagnosi non possiamo prendere in carico il percorso terapeutico di queste persone. 

La vulvodinia non è nella testa delle pazienti. Non si può definire psicosomatico qualcosa solo perchè non la conosciamo a fondo o perchè non abbiamo abbastanza analisi strumentali per riconoscerlo.

Quello che conosciamo di questa malattia è che sconvolge la vita della persona.

Questi pazienti sono costretti a volte ad urinare nella vasca da bagno con acqua calda perchè è l’unico modo in cui non sentono dolore nell’atto di urinare.
Non riescono a stare seduti. A livello lavorativo c’è chi non riesce a stare seduto per più di quindici minuti e noi non possiamo certificarlo per il datore di lavoro; perchè il privato in questo paese vale come carta straccia e nel pubblico questa malattia non esiste.
La vita sessuale è compromessa: sia per la vita sessuale di coppia, che nella masturbazione.

La zona naturalmente deputata al piacere diventa la zona deputata naturalmente al dolore nei paziente affetti da Vulvodinia e Neuropatia del Pudendo

La maternità è un altro tasto dolente: Il feto cresce dentro un utero dolente. I Farmaci che si assumono per queste malattie non possono essere assunte in gravidanza. A volte a causa di questa malattia si deve rinunciare al progetto di un figlio.
La vita di coppia viene stravolta. Quella sociale sopratutto. Questi uomini e queste donne non partecipano più alla vita sociale. Il dolore pelvico cronico nel 4% dei casi soffri di depressione di grado maggiore (rischio suicidiario maggiore) ed in questi casi sappiamo che la percezione del dolore viene alterata. 

Noi non siamo fatti per sopportare il dolore, la psicoterapia deve aiutare a parlare della malattia. A volte la cura può durare uno o due anni. 
Nel 2021 i libri dovrebbero conoscere di più dei blog questa malattia. I Blog sono preziosi ma non è possibile che i pazienti abbiano conosciuto dalla rete l’esistenza della malattia di cui soffrono”

Alla luce di quanto aveva dichiarato la Dottoressa Zanardo il traguardo raggiunto dalla Regione Lazio sembra ancora più prezioso

 

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